Community Sync – audio installazione

di | 16 Settembre 2010

Community Sync

installazione sonora acusmatica

presso la Porta Scura, castello di Beseno

di Stefano Zorzanello

produzione festival Portobeseno edizione 2011

 

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Il canto del gallo e la campana della chiesa sono due esempi di soundmark, marcatori sonori del paesaggio che da secoli fino al passato recente, ed in parte anche oggi, fungono da sincronizzatori sociali. Sono suoni a cui siamo abituati e che appartengono se non al vissuto di tutti, (per chi è nato ed ha sempre vissuto nelle metropoli), almeno all’immaginario, al mondo del racconto orale o letterario, ma non si tratta di suoni qualsiasi e nemmeno soltanto di suoni che “significano qualche cosa” (suoni segnale), bensì si tratta di suoni che agiscono sul comportamento sociale della comunità, che in qualche modo ne hanno dettato il ritmo dei comportamenti e delle azioni.

La sveglia del mattino, la scansione delle ore, il tempo del lavoro e della preghiera, della pausa e del ritiro alla vita domestica. L’udito è il primo senso che si attiva al risveglio e l’ultimo che si abbandona al sonno e il canto del gallo in particolare è ciò che rappresenta l’inizio di un aprirsi dei nostri sensi alla giornata, a mondo della veglia rispetto al mondo del sonno e del sogno; in un certo senso il canto del gallo costituisce una porta nel dominio del tempo quotidiano, come una porta che segna un confine spaziale.

Ecco perché abbiamo collocato questa installazione nel varco spaziale vero e proprio che segna l’ingresso alla residenza dei signori del castello.

La campana dal “canto” suo, stabilisce una scansione ciclica, più fitta, ritmata da una diversa regolarità, legata all’azione dell’uomo per la precisa volontà di segnalare il passare delle ore e del tempo, di particolari eventi (feste e occasioni liturgiche particolari, matrimoni, funerali, segnalazioni di pericolo come nel caso degli incendi).

Community Sync indaga esteticamente attraverso la riproposizione di field recordings effettuate da Davide Ondertoller nel territorio di Caliano, ed una loro manipolazione e trattamento creativo, questa dimensione di passaggio nel tempo, di passaggio tra il sonno e la veglia, il ricordo del sogno e la realtà sensibile del quotidiano, il senso del tempo che passa giorno dopo giorno e ogni giorno al suo interno, come qualcosa che è insieme fisso e mobile al tempo stesso.

Scrive René Daumal fra gli appunti ritrovati postumi per il suo ultimo celebre romanzo, rimasto incompiuto, “Il monte analogo”: “Il gallo che squilla nel latte dell’alba crede che il suo canto generi il sole. Il bambino che urla in una camera chiusa crede che le sue grida facciano aprire la porta. Ma il sole e la madre seguono le vie tracciate dalle leggi del loro essere. Ci hanno aperto la porta quelli che vedono noi mentre noi non possiamo vederci, rispondendo con generosa accoglienza ai nostri calcoli puerili, ai nostri desideri instabili, ai nostri piccoli e maldestri sforzi“.