capitalismo e feudalesimo

di | 5 Agosto 2009

 

Alcuni attenti studiosi affermano oggi: “Gli storici devono smetterla di considerare il capitalismo come un progresso rispetto al feudalesimo. Il feudalesimo poteva evolvere verso il benessere perfezionando gli strumenti produttivi, da un lato, e compiendo una riforma agraria dall’altro, tale per cui i contadini fossero veramente padroni della loro terra, così come tutti gli artigiani, associati in cooperativa, avrebbero dovuto esserlo della loro corporazione, e gli operai della loro manifattura. Non c’era alcun bisogno di sconvolgere un sistema produttivo sostanzialmente legato alla natura con un sistema produttivo così artificiale e disumano. Il capitalismo ha provocato dei guasti d’incalcolabile portata: ha separato il lavoratore dai mezzi di produzione (rendendo tutta la vita sociale e privata profondamente alienante); ha separato il produttore dal consumatore, mettendo quest’ultimo nelle mani dell’altro; ha subordinato tutto alla logica del profitto e dell’interesse (rendendo cinici i rapporti umani); ha creato delle istituzioni statali, burocratiche e amministrative, politiche, giudiziarie e militari che tolgono agli individui qualunque forma di libertà, di sicurezza e di responsabilità; ha saccheggiato le risorse di interi Paesi, regioni e continenti senza dare nulla in cambio, se non tutte quelle cose che servono ad arricchire le grandi company (la maggior parte anonime) delle metropoli occidentali”.

Si assisterà infatti nei prossimi secoli, passato questo breve periodo umanistico a qualcosa di ancor più aberrante: allo sfruttamento dell’uomo, alla schiavitù coloniale, allo sfruttamento di donne e bambini; tutti sacrificati alle nuove industrie e al benessere opulento di pochi.
Il liberismo arrivera’ con ogni mezzo a disposizione (apparentemente legale) a concentrare il potere in un piccolo numero di persone che la stessa idea-concetto di liberismo perderà significato quando iniziò a oltrepassare alcuni limiti; e i limiti sono quelli che impediscono prima a un piccolo, poi a un medio e infine anche a un grande imprenditore di muoversi sul piano concorrenziale verso chi ha ormai raggiunto il monopolio di una produzione o di un servizio, e stronca sul nascere ogni attacco al proprio dominio (industria, banche, servizi ecc. che spesso sono un unica cosa).

fonte: Cronologia.leonardo.it