cultura del paesaggio

di | 26 Giugno 2008
Aldo Gorfer e la «sua» collina


È stato presentato ufficialmente venerdì sera in circoscrizione a Meano il libro «Strade e volti della collina di Trento», di Aldo Gorfer corredato delle foto di Giorgio Rossi e curato dal Gruppo per la ricerca storico-ambientale del Meanese. «Si tratta di un volume di un autore amato e conosciuto – ha esordito il presidente della circoscrizione, Stefano Patton – È una raccolta di articoli pubblicati sull’«Adige» negli anni Sessanta. La presentazione del libro ci offre l’occasione per fare un ragionamento sullo sviluppo urbanistico della città ed in particolare della collina est». A moderare la serata è intervenuto Alessandro Franceschini, architetto e collaboratore dell’«Adige». Erano presenti Giuseppe Gorfer, figlio dell’autore; l’assessore comunale all’urbanistica, Alessandro Andreatta, l’architetto Beppo Toffolon. Gli interventi sono stati intercalati dalla lettura da parte di Rose Marie Callà di brani scelti dal testo presentato. Giuseppe Gorfer ha iniziato il suo intervento affermando che suo padre è stato uno dei primi a parlare di paesaggio, di cui era profondo ed attento lettore e conoscitore: «Attraverso la lettura del paesaggio – ha affermato Gorfer – si può conoscere quanto un popolo vuole esprimere in merito alla sua cultura, la sua economia ed il suo essere comunità». Gorfer ha anche ricordato che la filosofia del paesaggio è anche alla base dell’Ecomuseo stesso, di cui è presidente, proprio perché il paesaggio è l’elemento caratterizzante di un territorio.
L’architetto Toffolon ha fondato il suo intervento parlando della centralità delle strade all’interno di una progettazione urbanistica. A tal proposito ha portato numerosi esempi di pianificazioni suburbane provenienti dal mondo anglosassone e americano, a cui, secondo lui, sarebbe necessario guardare per prenderne esempio: «È curioso – ha esordito Toffolon – che le strade, che costruiscono il paesaggio, siano sparite dai piani regolatori. Ne consegue che il sistema collinare di Trento risulta non omogeneo, in quanto il senso di una logica insediativa comprensibile si esaurisce con la vecchia progettazione. L’attuale disegno urbanistico si presenta del tutto sciatto e difficilmente riconvertibile».
L’assessore Andreatta ha sottolineato che «la concezione del tempo e delle spazio è cambiata con i grandi sistemi comunicativi di massa. Il paesaggio era allora molto diverso, come diversa era lo stile di vita che si conduceva. I grossi errori urbanistici sulla sono stati fatti negli anni Sessanta e Settanta. Questa comunità nel suo sviluppo ha avuto una serie di servizi adeguati e rispettosi del contesto. Quello che conta è che ogni intervento sia pensato per risolvere dei problemi, non per crearne di nuovi». Il volume rimane a disposizione negli uffici circoscrizionali.

fonte: L’Adige 01 giugno 2008