Gli affreschi della facciata di palazzo Wetterstetter a Calliano

di | 11 Marzo 2021

Calliano casa Wtterstetter

Estratto dal saggio di Domizio Cattoi:
Francesco Verla nel principato vescovile tridentino: committenze e imprese decorative

Calliano casa Wtterstetter

Come accennato in precedenza, nella Valle dell’Adige, agli inizi del XVI secolo la committenza religiosa – vescovile e del clero secolare – e quella laica patrocinata da entrambi i ceppi linguistici – tedesco e italiano – convergono sul comune obiettivo di celebrare l’affermazione del potere imperiale di Massimiliano I. Tra le imprese più rappresentative di questo orientamento politico-culturale spicca la decorazione esterna di Casa Wetterstetter (ora Chemini) a Calliano, il borgo presso cui nel 1487 si era disputata l’omonima battaglia e dove, per voto di Sigismondo d’Austria, era stata eretta, su sollecitazione di Massimiliano I, una cappella dedicata a San Lorenzo in segno di ringraziamento per la vittoria.
Il palazzo fu edificato dalla famiglia Wetterstetter, originaria di Westerstetten presso Ulma, documentata a Calliano fin dal 1480, quando i coniugi Giacomo e Maddalena Tanner de Wersterstad ottennero dal principe vescovo Giovanni Hinderbach la concessione di edificare la cappella dei Santi Fabiano e Sebastiano. Assai scarse sono le notizie storiche e genealogiche relative alla casata nel XVI secolo: un’iscrizione ormai scomparsa, un tempo leggibile su una lapide sepolcrale della chiesa di Besenello, esaltava il ruolo dei militari di famiglia nella difesa di Castel Pietra e di Castel Barco durante le campagne militari contro Venezia. Una memoria del 24 giugno 1532, inoltre, ricorda “Joannes Westersteter f.q. Michaelis” e Battista Pilosi, figlio di Fabiano, il capitano di Caldonazzo che nel 1510 fu tra gli imperiali inviati alla conquista di Schio, entrambi al servizio di Carlo Trapp di Beseno e residenti a Calliano. Si deve forse a un’intenzione di Giovanni o di suo padre Michele la commissione dei murali del palazzo, datati 1515. L’affresco si sviluppa sotto gli spioventi del tetto sul fronte principale, rivolto a meridione, e lungo il prospetto orientale che affaccia sull’antica via imperiale.

Calliano casa Wtterstetter

Si presenta come una vera e propria trabeazione classica sorretta da mensole, definita inferiormente da un illusionistico architrave e superiormente da una finta cornice ornata da ovoli e dentelli. Nel mezzo, tra le membrature architettoniche, si estende il fregio vero e proprio di colore bruno su sfondo giallo, nel quale si susseguono eleganti grifoni con l’insegna d’Austria sul petto, putti trombettieri, girali d’acanto abitati da creature ittiomorfe, ippocampi, aquile asburgiche, uccelli, alcuni in atto di beccare serpenti. Sul lato sud, la fascia è intervallata da sette immagini clipeate con figure a mezzobusto abbigliate all’antica, sulla cui identità si è finora sorvolato, ma che sembrano calibrate su un generico tema di fecondità: nel tondo in apice – sotto cui compare la data “MCXV” – il personaggio rubicondo, coronato d’edera, dovrebbe impersonare Bacco, il dio dell’abbondanza, mentre in uno dei medaglioni di sinistra si riconosce una figura tipica del suo corteggio, cioè Sileno, l’antica divinità agricola con le sembianze di un vecchio pingue e ilare, in genere avvinazzato. L’identificazione delle restanti figure, tre femminili e due maschili, è ostacolata dalla mancanza di tratti caratteristici e attributi specifici, benché possa forse essere orientata verso altri personaggi legati al mito di Bacco (Semele, Arianna, le menadi, i satiri, Pan…).

Calliano casa Wtterstetter

Il richiamo alla Casa d’Austria, in particolare a Massimiliano I, manifestata dall’insistita ripetizione dell’arme imperiale e dell’aquila, evidenzia il carattere eminentemente araldico della decorazione, da interpretare come una esplicita dichiarazione d’appartenenza politica, un vincolo di sudditanza in origine accentuato da altre porzioni della decorazione dislocate al di sotto del fregio – oggi quasi del tutto perdute a causa dell’usura e della sovrapposizione di una meridiana –, dove ancora si distingue, a destra, la sagoma di una corona imperiale, che doveva necessariamente sovrastare lo stemma dell’Asburgo. Accanto, compare l’arme dei Trapp, in omaggio a Giacomo IV, colui che nel 1470 aveva ricevuto in feudo il Castello di Beseno, associata a quella dei Matsch, la famiglia da cui discendeva sua moglie Barbara. Una seconda sequenza di insegne si dispiega sulla facciata orientale, sempre al di sotto del fregio: principiando da sinistra, si incontra nuovamente lo scudo dei Trapp, cui fa seguito quello della famiglia bolzanina Weineck, probabilmente in ricordo di Giovanni Weineck, valoroso combattente alla battaglia di Calliano e poi capitano a Stenico. I successivi cinque scudi, tutti assai rovinati, sono coronati da mitrie e si qualificano quindi come vescovili; tre di essi sono chiaramente riconoscibili e appartengono a vescovi trentini – il primo a Udalrico Frundsberg (1488-1493), il secondo a Giorgio Neydeck (1505-1514), il quarto a Udalrico di Liechtenstein (1493-1505) – gli altri due, il terzo e il quinto, sono di incerta lettura a causa del degrado della pellicola pittorica e delle lacune.

Calliano casa Wtterstetter

La decorazione di Casa Wetterstetter è stata assegnata a Francesco Verla sulla base delle affinità riscontrabili con i fregi di Palazzo Del Bene a Rovereto e della chiesa di San Francesco a Schio , nonché con le candelabre del ciclo di Terlago; ulteriori analogie si possono stabilire tra i busti femminili nei clipei e i volti delle Madonne dell’affresco di Rovereto e della pala di Mori. Depongono altresì a favore di questa attribuzione le contingenze storiche che videro la presenza a Schio nel 1510 dei figli di Giacomo IV Trapp e di Fabiano Pilosi, vicino di casa dei Wetterstetter, ad essi verosimilmente legato da rapporti familiari. L’ingaggio di Verla per la realizzazione degli affreschi si inserisce dunque all’interno della fitta rete di relazioni tra queste casate, le cui fortune derivarono in buona parte dall’appoggio accordato alla politica di Massimiliano I. Secondariamente, sembra assai probabile che i committenti siano stati spinti a promuovere questa impresa decorativa per emulare quella per molti aspetti analoga patrocinata da Fabiano Pilosi: tra il 1505 e il 1508, egli aveva fatto affrescare la facciata di casa sua con un illusionistico apparato araldico che celebrava le alleanze tra le famiglie tirolesi di fede imperiale80.
Diversamente dal Pilosi però, che si era avvalso dell’opera di un anonimo maestro di cultura tardogotica, i Wetterstetter assoldarono un pittore di provenienza veneta, aggiornato sugli esiti dell’arte centro italiana, in particolare sul repertorio all’antica delle grottesche, che non disdegnava tuttavia di attingere qualche suggestione dalla grafica del Mantegna, come dimostra il volto di Sileno, ripreso in controparte dalla nota stampa con il Baccanale incisa dal grande artista padovano intorno al 1480.

Calliano casa Wtterstetter

Sul prospetto orientale di palazzo Wetterstetter, sopra il raffinato portale d’ingresso rinascimentale, è stata rinvenuta nel corso dei recenti restauri del 2013, una sinopia in nero carbone, preparatoria per un affresco andato perduto. Il disegno, appena abbozzato da sommari tratti di contorno, è stato giustamente assegnato alla mano di Francesco Verla, giacché presenta molti punti di contatto – tecnici e stilistici – con l’autografo dell’artista conservato a Berlino, rielaborato poi nella pala di Valdagno. La sinopia rappresenta la Madonna con il Bambino in grembo; la figura di Gesù è rivolta a sinistra, con la mano destra sollevata in segno di benedizione nei riguardi di un donatore, la cui silhouette è del tutto scomparsa.
Nello stesso anno in cui lavora al fregio di Calliano, Verla licenzia la pala commissionata da Girolamo Brezio Stellimauro per la cattedrale di Trento. Non è questa l’unica opera che l’artista esegue per il duomo: tra il 1514 e il 1516 infatti, egli è chiamato a dipingere e dorare il tabernacolo lapideo della chiesa – un lavoro che sarà stimato dall’intagliatore Sisto Frei – e a ornarne con pitture la parete retrostante; successivamente collabora con altri artigiani all’allestimento degli apparati per la celebrazione, nel settembre del 1515, della prima messa del neoeletto principe vescovo Bernardo Cles.

Calliano casa Wtterstetter

Immagini e testo, tutti i diritti riservati.

Fonte:
https://www.academia.edu/36202224/Francesco_Verla_nel_principato_vescovile_tridentino_committenze_e_imprese_decorative