sonno e memoria

di | 27 Luglio 2008

I ‘nonnini’ bisticciano con la memoria? E’ perché nel loro cervello si inceppa il processo notturno di consolidamento dei ricordi formatisi durante il giorno appena trascorso.

E’ quanto dimostrato su topolini di laboratorio da Carol Barnes, dell’Università dell’Arizona, in uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience. Nella notte, infatti, il cervello passa in ‘replay’ tutto quel che ha registrato di giorno.

Questa ripetizione fisiologica delle informazioni tracciate in memoria di giorno permette di fissare i ricordi importanti ed eliminare il superfluo. La ricerca americana ha mostrato per la prima volta che il replay notturno per consolidare i ricordi ‘salta’ nel cervello anziano.

Solo un anno fa era stata annunciata la scoperta che nel nostro cervello c’é un ‘registratore’ della memoria che si aziona di notte mentre dormiamo e consolida, cioé rinsalda, i ricordi formati nel giorno appena trascorso. In uno studio sulla rivista Science, infatti, neurologi Usa avevano scoperto che di notte nel cervello si riproducono i medesimi pattern spazio-temporali di attivazione dei neuroni prodotti il giorno prima.

Il replay avviene ad una velocità 6-7 volte maggiore del normale: insomma, la ‘velocita’ del pensierò accelera durante la notte.

Questo replay accelerato dell’attività dei neuroni è alla base del processo notturno di consolidamento dei ricordi. E’ per questo che se dormiamo poco la prima ‘vittima’ della carenza di sonno sono i nostri ricordi: il processo di consolidamento notturno non avviene e noi perdiamo ‘pezzi di memoria’.

Ma negli anziani la memoria non è più fresca e scattante e spesso dimenticano anche quando il loro cervello è sano. I neurologi Usa hanno dunque cercato di capirne il motivo ed hanno studiato un gruppo di topi anziani, confrontando la loro memoria con quella di topi giovani.

Di giorno i topi dovevano memorizzare il percorso di un labirinto, di notte durante il sonno il cervello dei topi veniva scandagliato per studiarne l’attività. Ebbene è emerso che, mentre nei topi giovani il processo di ‘replay’ dell’attività neurale diurna si verifica sempre in modo efficiente, consolidando i ricordi, ciò non avviene nel cervello anziano. E, più è difettoso il ‘replay’ notturno, maggiori sono i problemi di memoria dei topi.

Questo, rilevano i ricercatori, è il primo studio a suggerire una spiegazione per le defaillance mnemoniche degli anziani: è durante la notte che insorgono i problemi, perché negli anziani il consolidamento notturno dei ricordi potrebbe essere difettoso, e a ciò, forse, va aggiunto anche il fatto che i ‘nonnini’ dormono meno, quindi la loro memoria ‘salta’.

fonte: Ansa.it

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