la Scanuppia

di | 3 Agosto 2008

Come il bunjee jumping o la crociera nello spazio, la scalata della via Scanuppia per molti è una delle dieci cose da fare nella vita

calliano

Come il bunjee jumping o la crociera nello spazio, la scalata della via Scanuppia per molti è una delle dieci cose da fare nella vita. Più di 7 chilometri di cemento con pendenza media 17% e pendenza massima del 45%, per un dislivello totale di 1300 metri. La salita della Scanuppia, che collega Besenello a Malga Palazzo, è considerata da tutti gli esperti la più ripida d’Italia e d’Europa, un vero must per i cosidetti «salitomani», bikers con il pallino per i percorsi in pendenza del genere spacca-ginocchia. I forum in internet che parlano di questa salita sono tantissimi. In molti sono venuti a Besenello appositamente per stabilire un proprio record di salita, che si basa più sulla capacità di non mettere i piedi a terra che sul tempo di percorrenza. Due amici piemontesi, Fabio e Massimo, concludono così l’intervento sul loro blog dopo l’avventura in Trentino. «Abbiamo impiegato 1 ora e 50 minuti per l’ascesa alla spaventosa media di 4,07 km/h. Noi, i campioni di Gozzano siamo consapevoli di aver compiuto una grande impresa». Su un altro forum invece, Andrea ammette di aver percorso il più lungo chilometro della sua vita, durante il quale non è riuscito a spiccicare parola con il suo compagno d’impresa. «Ci abbiamo messo 1 ora e 34 minuti ma mentre si sale non bisogna mai guardare il tempo perché potrebbe essere pericoloso. Unica cosa, la bici da corsa bisogna lasciarla a casa». Il tracciato è da capogiri, tanto che dall’anno scorso un’ordinanza del comune di Besenello permette solo ai censiti di salire sul monte Scanuppia, sottolineando la necessità di mezzi idonei. Tradotto: la via Scanuppia si può percorrere solo a piedi, in mountain bike, con un 4×4 o in trattore. Come per tutte le grandi imprese, in molti c’hanno provato ma non tutti ce l’hanno fatta. Sempre sui forum si trovano infatti anche numerose disfatte. «La Scanuppia – commenta uno di loro – l’ho fatta oggi. Inquietante. All’inizio del tratto più verticale la bici mi si è impennata e ho fatto un gran volo, la borraccia si è staccata ed è finita 100 metri sotto. Ho spinto la bici per un chilometro perché dopo un po’ stando in una posizione innaturale per evitare le impennante le mie gambe giravano poco. Quella salita è disumana». Pure su «Youtube», il sito dove vengono inseriti tutti i video amatoriali, i resoconti filmati dell’avventura si sprecano.Noi dell’ Adige abbiamo affrontato l’impresa del monte Scanuppia in auto
con la guardia forestale Ettore Tonolli, di stanza nel territorio di Besenello e di Pomarolo. «É una salita assurda – spiega Tonolli – io la percorro da dieci anni e ancora quando scendo la sera con la mia Panda 4×4 ho un brivido lungo la schiena. La pendenza del 45% non è una leggenda, anzi, in realtà è del 46,5% e quando al tramonto d’autunno c’è un po’ di brina, il tracciato diventa sapone». Imbocchiamo la strada che conduce a Malga Palazzo, prima delle cave svoltiamo a sinistra sul ponte Rio Secco e già dopo la prima curva a gomito ci si rende conto di cosa sia veramente la Scanuppia. Il leggendario cartello stradale è sulla destra: il 45% di pendenza suona come un monito per far allontanare i più deboli. Equivale ad un «Lasciate ogni speranza voi che entrate». Il primo tratto è anche il più ripido, 900 metri con pendenza media 29%. La strada è letteralmente «in piedi», un vero muro, la sensazione è quella di rovesciarsi all’indietro. «Signore Iddio» è il nome che la gente di Besenello ha dato a questo primo chilometro di strada. «Una volta – racconta il guardia boschi – ho incontrato dei tedeschi che salivano con le bici da corsa. Li ho subito rispediti indietro perché era pura follia: la salita si fa per lunghi pezzi in piedi sui pedali e con le scarpette chiodate si scivola. Nello scendere poi le ruote lisce non sono adatte». Da un forum di bikers salta fuori anche il racconto di un ragazzo della Vallagarina, ormai un habitué della Scanuppia. «Quando scendi, i freni diventano incandescenti, fanno male le mani a forza di frenare, la ruota dietro si alza e allora sposti il sedere fino a toccare il copertone». C’è addirittura chi lancia scommesse. «Io l’ho fatta in mountain bike – dice Andreak – a chi riesce a farla con la bici da corsa senza mettere giù il piede offro una cena. Ricordate che c’è anche il problema del ribaltamento della bici, in alcuni punti bisogna pedalare sulla punta della sella. É molto probabile quindi che la discesa si debba fare a piedi». Arrivati in località «Casa dela Bepina», la strada prosegue sempre in salita, con curve e controcurve, senza un attimo di sosta. Passiamo località Masetti, Scanucceri e Vernazza, a 1300 metri d’altitudine la vegetazione cambia e pure la temperatura. Lungo la strada si notano molti capitelli votivi in legno, costruiti da un artista di Besenello proprietario di una casa sul monte Scanuppia. Incontriamo due bikers intenti nella salita.

malga Palazzo
Siamo di Trento – spiegano Marco e Roberto, entrambi 23 anni – abbiamo saputo di questa salita da internet. I forum sono pieni dei racconti di chi prima di noi c’ha provato e allora ci siamo incuriositi». I due giovani ci confermano che la Scanuppia è una salita per pochi eletti, bisogna allenarsi appositamente ed avere una grande forza di volontà. «Non è impossibile da fare – precisa Roberto – ma bisogna avere una vera passione, diventa una sfida con sé stessi perché il primo pezzo è durissimo e ti resta nelle gambe». E Marco sorridendo aggiunge, «I capitelli non sono lì per caso, questa è una vera “via crucis”, un calvario». Ormai anche i residenti si sono abituati al via vai di ciclisti avventurosi e durante la salita li incitano a continuare. «Gli abitanti di Besenello – spiega Tonelli – sono molto attaccati a questa montagna. C’è un comitato di cittadini che si occupa della cura della strada e ci sono più di 100 casette quassù. Ognuna è stata costruita a caro prezzo, portando pietra dopo pietra lungo il ripido sentiero con i trattori. Inoltre una volta la strada era anche sterrata e molto più stretta». Arriviamo in località Vernazza, passiamo Busenthal e alla fine ci troviamo di fronte ad una sbarra dove si conclude la strada asfaltata e comincia quella sterrata verso Malga Palazzo e la riserva naturale provinciale dello Scanuppia.

di Laura Galassi

fonte: l’Adige.it 02/08/2008